TRE PICCOLI INFERNI DI Maurizio Mariscoli

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“Tre Piccoli Inferni”: il romanzo gotico che scava nell’anima

Ci sono storie che spaventano e altre che si insinuano nella mente, lasciando un’impronta indelebile. “Tre Piccoli Inferni” di Maurizio Mariscoli appartiene alla seconda categoria: una raccolta di racconti che trasforma la paura in un’esperienza psicologica profonda, un viaggio nell’ombra dell’infanzia e nei misteri del passato.

L’orrore dell’intimo e dell’invisibile

Mariscoli non ha bisogno di creature sovrannaturali per inquietare il lettore. La sua scrittura si nutre di suggestioni, creando un’atmosfera in cui il confine tra realtà e incubo si dissolve. «La paura più grande è quella che si nasconde nella nostra mente», spiega l’autore, sottolineando che l’orrore non è solo un mostro che bussa alla porta, ma il dubbio che si insinua nel quotidiano.

Nei tre racconti che compongono il libro – “Trasloco”, “Funeralista” e “Suppellettili” – l’elemento più disturbante è il senso di oppressione che avvolge i protagonisti. Leo, il bambino di “Trasloco”, vive all’ombra di una nonna che sembra custodire un potere oscuro; Alfredo Maria Roversi, in “Funeralista”, scopre che la sua musica si intreccia a rituali macabri; Agnieszka, in “Suppellettili”, si addentra in un sotterraneo che custodisce un orrore antico.

Il fascino delle Marche e il gotico italiano

L’ambientazione marchigiana non è casuale. Mariscoli è un autore che sa sfruttare i luoghi reali per amplificare la tensione narrativa. «Le Marche sono una terra perfetta per il gotico: borghi isolati, case che custodiscono segreti, paesaggi che sembrano sospesi nel tempo», racconta. Ed è proprio in questa sospensione temporale che si annida la paura: le storie di “Tre Piccoli Inferni” potrebbero essere accadute ieri o un secolo fa, perché il terrore che raccontano è universale.

MAURIZIO MARISCOLI

Il valore della memoria e dell’infanzia

Un altro tema centrale dell’opera è il peso della memoria. “Trasloco”, in particolare, esplora il legame tra infanzia e paura, mostrando come i traumi vissuti da bambini possano trasformarsi in ombre persistenti. «L’infanzia è il momento in cui impariamo a temere», dice Mariscoli. «Ed è anche il periodo in cui la nostra immaginazione può diventare il nostro peggior nemico».

Questa riflessione si intreccia con un elemento autobiografico: la figura della nonna, presente in “Trasloco”, è ispirata a un ricordo reale, seppur trasfigurato dalla finzione. «Mia nonna era una donna dolcissima», precisa l’autore. «Ma la casa in cui viveva, le sue abitudini, la sua voce… da bambino, a volte, mi mettevano a disagio. Ho voluto tradurre questa sensazione in una storia».

La scrittura come rituale oscuro

Scrivere horror significa affrontare le proprie paure, e Mariscoli non si sottrae a questa sfida. La sua routine creativa è tutt’altro che ordinaria: «Scrivo in solitudine, di notte o all’alba. Ho bisogno di silenzio, di spazio mentale per immergermi completamente nelle atmosfere che creo». E quando gli si chiede se crede nel soprannaturale, sorride: «Diciamo che rispetto l’ignoto. Ho viaggiato molto, ho visto cose che non saprei spiegare… ma forse, più che crederci, preferisco raccontarle».

Un libro che non si dimentica

“Tre Piccoli Inferni” è molto più di una raccolta horror: è un’opera che parla di fragilità, di ossessioni, di segreti sepolti che tornano a galla. È una lettura che lascia il segno, che avvolge il lettore in un’atmosfera ipnotica, impossibile da dimenticare.

Se siete amanti del gotico e della paura che nasce dall’animo umano, questo libro è una tappa obbligata. Non solo per i suoi racconti magistralmente costruiti, ma per il modo in cui riesce a rendere familiare l’ignoto, trasformando ogni dettaglio quotidiano in un potenziale incubo.

TRE PICCOLI INFERNI

Marco Racchella

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